Chjàcchjere e tabbaccöre de lègne, ‘u Banghe de Nàpele nen l’imbègne
Chiacchiere e tabacchiere di legno il Banco di Napoli non le impegna.
È un Detto molto antico.
Per capirne il significato bisogna rammentare i tempi di miseria, allorquando – allo scopo di frenare lo strozzinaggio – sorsero come Enti caritativi, i Monti di Pietà.
Uno di questi, qui al Sud, era il Banco di Napoli.
Ricordiamo che non esistevano né la Cassa Integrazione, né l’indennità di malattia, né alcuna altra forma previdenziale. Quando il capo famiglia si ammalava ad esempio di malaria, non percepiva né salario, né indennità. Purtroppo c’era la fame, quella vera….
Per provvedere al sostentamento della famiglia costui faceva ricorso ad usurai spietati. Per evitare questa angheria, i Monti di pietà elargivano piccole somme dietro garanzia di un bene (‘mbegné = impegnare). Ad esempio un anello della mamma, una collanina, una chitarra, una coperta di seta, ecc. Quando il ricominciava a lavorare, restituiva al Monte di Pietà la somma ottenuta, senza versare interessi, per riottenere (spegné = disimpegnare) il bene ceduto a garanzia.
Ovviamente se un oggetto valeva 10 la somma ottenuta nun superava 5, per evitare “furbizie”.
Chiaramente in Banco dei Napoli (citato in questo Detto, e generalmente il Monte di Pietà) non prendeva in pegno le tabacchiere di legno, perché non avevano alcun valore, ma accettava solo quelle d’argento in uso nel secolo XIX. Ossia in valore del pegno, come ho detto sopra, doveva essere superiore alla cifra prestata. Esattamente come l’ipoteca che nella nostra epoca le Banche accendono su un immobile al momento di stipulare un Mutuo immobiliare.
Ora torniamo al nostro Detto. Viene sentenziato quando, al termine di un discorso, di una discussione, di un ragionamento, non si realizza una soluzione pratica. Ossia non si passa dalle parole ai fatti..
Mina cantava: “Parole, parole, parole…”
Vedi la locuzione Chjacchjere morte.
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