Cherjille nome proprio = Ciro
Potrebbe derivare da Ciro, Cirillo (Kìril), nome di origine slava.
Ricordiamoci che i nostri valorosi marinai attraversavano il mare con i loro trabaccoli e andavano sulle coste dalmate a caricare legname e marne.
La confidenza instauratasi fra i nostri e le popolazioni dell’altra sponda dell’Adriatico, ha potuto affibiare a qualche nostro Gerjille la pronuncia croata Kiril, poi tramandata alle generazioni successive.
Ricordo una famiglia povera con questo soprannome.
Il più giovane e vigoroso dei Cherjille cercava di guadagnare qualche soldo prestandosi a portare sulle spalle le valigie dei pochi viaggiatori che scendevano dal treno alla stazione città, fino alla loro abitazione o fino all’albergo Italia.
Erano tempi tristi che fortunatamente ormai appartengono al passato.
Commento di Lino Brunetti:
“Io ricordo un accanito tifoso della squadra del Manfredonia che, non so per quale motivo o ragione, era chiamato “Gerjille sènza càzze” = Ciro l’evirato.
Gridava spesso dalla gradinata lato Tommasino e la sua voce era sempre riconoscibile.
Faceva spesso battute spiritose che provocavano ilarità, ma su una battuta creava risate sommesse e imbarazzate: “Arbitro! Ce ha’ rótte ‘u càzze!“
Invece Ezio aggiunge:
“A questo termine vorrei aggiungere una frase che diceva mia madre quando eravamo piccoli, quando vedeva la casa in disordine o sopratutto quando la mattina che ci svegliavamo ( essendo tre fratelli ), ci scambiavamo la roba tipo un pantalone o un maglione , allora mamma diceva questa frase:” E che jì, ‘a chése de Cherjille, ca chi ce jàveze prüme ce vèste?”
Ecco la mia replica:
“Purtroppo era vero!
L’ho detto, era povera gente, ma onesta. Si ingegnavano di sbarcare il lunario.
Uno dei Cherjille raccoglieva ogni giorno il carbone caduto dalle locomotive a vapore della ferrovia lungo il binario Siponto-Manfredonia. Riempito un secchiello trovava sempre un fabbro che necessitava di quel carbone per la propria forgia. Era l’immediato dopoguerra e scarseggiava tutto”.