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Affurteché

Affurteché v.t. = rimboccare (le maniche)

Rimboccare le maniche della camicia, o di un altro indumento che copre le braccia, prima di iniziare un lavoro manuale impegnativo, per evitare di bagnarle o di insozzarle.

Questo verbo è molto diffuso nella Daunia e in Terra di Bari.

Il caro Prof. Michele Ciliberti (che di cuore ringrazio pubblicamente) mi ha fornito una dotta etimologia del verbo affurteché:
«Deriva dal verbo latino adfulcio con l’assimilazione della d alla f, il cui significato base è “puntellare”, “fermare”. Nel tardo latino il verbo è diventato affulticare col significato di “arrotolare”

Essendo un verbo transitivo può riferire un’azione diretta: affurtechè i màneche au uagnöne = rimboccare le maniche al (grembiule del) bambino.

È spesso usato nella forma riflessiva: affurtecàrece ‘i màneche = rimboccarsi le maniche.

I pescatori anziani di Manfredonia ce affurtecàvene anche i mutandoni fino alla coscia per non bagnarli quando entravano in acqua per alare a riva la sciabica o per portare in secca una barca.

Viene usata anche in senso figurato quale esortazione ad impegnarsi collettivamente per affrontare una situazione impegnativa:
Meh, uagnü, affurtecàmece i màneche e dàmece da fé! = Allora, ragazzi, rimbocchiamoci le maniche e diamoci da fare!

Nei film comici l’azione di tirarsi su le maniche precedeva sempre un tafferuglio, come se le sberle scambiate a braccio nudo fossero più spettacolari ai fini della ripresa cinematografica.

(immagine tratta dal web)

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Aggemendé

Aggemendé v.t. = molestare, importunare

Corrette anche le altre versioni gemendéje, ggemendé,  aggementé e aggemendéje

Un verbo niente affatto simpatico,  perché infastidire, importunare, tormentare qlcn può sfociare nel reato di “bullismo” o, peggio, di mobbing (molestie e minacce) purtroppo diffusisi in questi anni.

Nen gemendànne ‘u chéne, ca dorme, ca códde te mòzzeche = Non molestare il cane che dorme, perché quello ti morsica!

Maèstra, Giuànne m’aggeménde! = Maestra, Giovanni mi disturba.

Ne stanne a ggemendé i crestiéne! = Non infastidire (continuamente) le persone!

In questo caso anche “le persone” è un modo generalizzato per indicare se stesso, come vittima paziente  del rompiscatole.

Non riuscivo a trovare l’etimologia di questo termine. Una cosa è certa: gemendé non deriva dal sostantivo cemento!

Ecco che arriva la risposta del prof. Michele Ciliberti al quale rivolgo il mio vivo ringraziamento:
«Deriva dal latino “cimentare” col significato di provocare, sfidare. Oppure da “gemere” transitivo, cioè “far piangere qualcuno”, quindi, infastidire.»

Sulla variante aggementé derivata dalla locuzione latina ad+cimentare, la prof. Carmela Ognissanti conferma il significato, cioè quello di «attribuire considerazioni, riflessioni proprie negative ad un’altra persona.»  Grazie.

Insomma l’aggemendatöre è un autentico rispiscatole.

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Agguattàrece

Agguattàrece v.i. = acquattarsi

La nostra magnifica lingua italiana ci propone molti sinonimi, che rendono tutti bene l’idea di quello che intendiamo dire col nostro dialetto: nascondersi, rintanarsi, accovacciarsi, rannicchiarsi, aggomitolarsi, 
accucciarsi, rincantucciarsi (verbi tratti dal vocabolario “Sinonimi e Contrari”)

Insomma il verbo agguattàrece descrive l’operazione di posizionarsi per bene sotto le coltri allo scopo di proteggersi dal freddo, specie se si è raffreddati.
Statte agguattéte ca fé frìdde = Resta ben rannicchiato sotto le coperte perché fa freddo. Ossia: resta acquattato, non scoprirti.

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Alla bórje 

Alla bórje loc.id. = Per finta

Sarebbe come dire: per burla, per scherzo, per gioco, come presa in giro.

Traduzione letterale: alla [maniera di una] burla.

Tipico nella frase: Ma, veramènde? No, alla bórje =  Ma per davvero? No,  per scherzo.

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Allicsbrótte

Allicsbrótte loc.avv. = Improvvisamente

Si può scrivere all’ix brótte. Taluni pronunciano all’ex abbrótte.

Nel corso dei secoli si è tramandata chissà come nel nostro dialetto, magari quello parlato dalle persone più anziane.

La locuzione latina ex abrupto, tradotta letteralmente, significa improvvisamente.
È l’inizio della prima dele orazioni Catilinarie di Cicerone.

Ovviamente nel dialetto ha subìto corruzioni nel corso dei secoli. Usata in contesti diversi anche al giorno d’oggi, mette in rilievo nettamente il carattere improvviso e inaspettato di un atteggiamento o dell0evolversi di una situazione.

Ritengo tuttavia che sia un termine diventato un po’ gergale. Forse è usato in ambienti marinareschi, o comunque ristretti.

L’ho sentita recentemente in un racconto curioso. Si trattava di un volo di ritorno dal santuario di Fatima. Durante una fase di turbolenza, con evidente tremarella del gruppo di pellegrini, si alza all’ex abrupto il sacerdote e impartisce ai passegeri la benedizione con l’intento di tranquillizzare i fifoni. Non trascrivo le invettive contro il povero prete!

La pronuncia di all’icsbrótte è un po’ incespicosa….

Io personalmente trovo più diffuso e più fantasioso il termine secherdüne o la locuzione tùtte ‘na vòlte = tutto d’un tratto.

Sapete che gli Inglesi, oltre al diffuso suddenly usano anche abruptly di chiara origine latina?

Grazie al lettore Salvatore Rinaldi per il prezioso suggerimento.

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Allònga-süje!

Allonga-süje int. = Lontano sia! Salvognuno.

 

Corretta anche la versione longasüje.

Interiezione colloquiale, per manifestare all’interlocutore che l’evento negativo che si sta per descrivere, debba restare lontano da chi parla e da chi ascolta.

Sentite che bella definizione ho trovato in rete: “formula di scongiuro, con valore deprecativo, per esprimere timore, preoccupazione”

Quindi allònga corrisponde a lungi, lontano, distante nello spazio o nel tempo.

Altri allargano il concetto con allonghe da ‘gnüne = lungi da ognuno, salvognuno.

Scherzosamente si usa quando si parla del carattere burbero di qualcuno.

Se lu vöne a sapì pàtete, allonga süje! = Se, lontano sia, lo venisse a sapere tuo padre! (…sai che scenate farebbe!).

Nòneme, allonga süje, enjinde quand’jì = Mia nonna, salvognuno, (non si può descrivere) quant’è (severa)

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Allongasüje

Allongasüje esclam. = lontano sia!

Va bene anche scritto a llonga süje!, ovviamente, trattandosi di esclamazione, seguita dal punto esclamativo.

Augurarsi che NON accada ciò che si è appena annunciato.
Hanne scavéte ‘a fundazziöne. Mò allonga süje ce mettèsse a chjöve! = Abbiamo scavato la fondazione. Adesso non sia mai si mettesse a piovere!

Insomma l’esclamazione vuole scongiurare qualsiasi contrarietà.

In molti casi si può usare semplicemente ‘nziamé = non sia mai, mai sia.

Nei casi in cui si voglia sottintendere qualità e rettitudine, in opposizione a nefandezze, basta solo accennare allongasüje.

A bbunàneme de pàteme: códde allonga süje!… = Il defunto mio padre: quello nella sua severità, non permetteva a noi figli la minima scortesia o arroganza. Lungi da lui qualsiasi cenno di volgarità o di scorrettezza; era sempre irreprensibile, impeccabile e integerrimo.

Potenza di sintesi del nostro dialetto! Quanti concetti esprime solo un’esclamazione come allongasüje!

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Allonghe da ‘gnüne

Allonghe da ‘gnüne int- = Salvo ognuno

Interiezione colloquiale, per augurare che la malignità o la cattiveria descritte debbano preservare  tutti, e rimanere circoscritte al solo episodio narrato..

Una specie di formula scaramantica per mostrare la propria estraneità all’evento negativo che si sta esponendo.

Un po’ come quando si manifesta che la propria parola (intesa come esposizione, narrazione) vada a danno dei poveri cani (←clicca).

Quindi allònga corrisponde a lungi, lontano, distante nello spazio o nel tempo.

 

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Alluscé

Alluscé v.t. = Vedere, osservare, guardare con attenzione.

Generalmente viene usato al negativo per indicare una cattiva visione, o per difetto della vista, o per l’oscurità ambientale.

Trùveme ‘nu nómere söpe a l’elènche ca jü nen tante ce allósce = Cercami un numero sull’elenco telefonico, perché io non tanto vedo bene.

Ha viste a quedda varche ammìzza mére? No, da lunténe nen tante ce allósce = Hai visto quella barca in mezzo al mare? No, io da lontano non vedo tanto bene.

È possibile che derivi dalla locuzione latina ad lucem.

Il prof.Michele Ciliberti, che ringrazio sentitamente, mi ha scritto a conferma:
«L’etimologia sicuramente è dal latino “ad lucem“, ma in italiano esiste il verbo, ormai desueto, “alluciare” con il significato di guardare intensamente, vedere.»

Nota linguistica:
I verbi transitivi in italiano reggono l’accusativo. Es. Avete visto Giovanni? Ho incontrato un prete, ecc.

In dialetto invece, sulla scorta dello spagnolo, reggono il dativo: Avüte vìste a Giuanne? Agghje ‘ncuntréte a ‘nu prèvete.

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Ammasuné

Ammasuné v.t. = ammansire, addomesticare, rendere docili

Per lo più si usa questo verbo come deterrente, quale minaccia verso i monelli irrequieti per condurli alla calma, perché ammasuné sottintende una dose di percosse.

A me, il fatto che contenga la desinenza suné, fa venire in mente una bella dose di taccaréte!

Il verbo è un po’ desueto, ma se un ragazzo di oggi sente pronunciare in tono severo: Mò t’àgghja ammasuné! comprende immediatamente cosa significa, anche senza chiedere tante spiegazioni.

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