Caggiöle s.f. = Uccelliera
Gabbietta metallica per uso domestico, generalmente usata per porvi canarini o cardellini. I Napoletani la chiamano cajòla.
Questa della foto (clicca sull’immagine per ingrandirla) è detta caggiujèlle = gabbiettina, ed è usata solo per trasferire un volatile da un luogo all’altro. Un po’ come il furgone cellulare usato dalla Polizia penitenziaria per trasferire un detenuto da un carcere all’altro.
Quella più grande, costruita con asticelle di legno, era chiamatra caggellöne = stia.
I ragazzini più abili che catturavano i volatili si costruivano da sé la gabbietta con fil di ferro e assicelle di legno, con tanto di portellina per introdurvi il volatile e i semi di scagliètte per nutrirli.
Nell’immediato dopoguerra, quando le truppe americane ci deliziavano con i loro dischi e i loro film, fin ad allora proibiti dal fascismo perché avrebbero potuto imbarbarire con musiche “negroidi” la razza italiana, divenne famosissimo un gradevole motivo credo di Lecuona, dal titolo “Amapola”, cantato anche ai giorni nostri.
Che c’entra? Beh, Amapòla faceva una rima invitante con caggióla, il dialetto tradotto in un italiano improbabile.
Noi adolescenti arrossivamo nel sentire i più grandicelli che, in maniera disinibita, cantavano: “Amapooolaaa, fìcche-fìcche ‘ind’a caggjólaaaa…”
Al giorno d’oggi sembrerebbe roba da educande…..
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