Quanne nen tjine che arte fé, pìgghje ‘i püle a pettené
Traduzione libera: Quando non hai proprio nulla da fare, puoi dedicarti a pettinare i tuoi [o gli altrui] capelli (genericamente qui indicati come peli).
Un proverbio un po’ canzonatorio. Veramente mia suocera, che non si faceva mancare nulla, diceva: Quanne nen tjine che cazze fé, pìgghje ‘i püle a pettené!.
Insomma quando la mamma vedeva che le figliole un po’ si annoiavano in casa (ricordate che non c’era ancora la televisione, e libri e riviste in casa erano merce molto rara…), allora sentenziava loro questo Detto scherzoso, in antitesi di quello che effettuivamente ella voleva. In effetti in casa c’è sempre da fare!
I Toscani parlano di “pettinare le bambole” nel senso di perdere tempo a fare cose inutili. Le mamme manfredoniane invece spronavano le figlie a diventare virtuose, imparando a sbrigare bene le faccende domestiche, in vista del loro futuro di spose e di madri, come era nelle loro aspirazioni.
Quelle che lo facevano diventavano (clicca→) vertevöse, brave, le altre invece (clicca→) svertuéte!
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