Madònne de lu Càrmene, Bella Segnöre,
mandjine l’ànema möje pe quanne je möre
Madonna del Carmine, Bella Signora, mantieni l’anima mia per quando io muoio.
In italiano corretto sarebbe: sorreggi, o custodisci l’anima mia nell’ora della mia morte (così come è detto nell’ultimo verso dell’Ave Maria).
Questi versi, bellissimi e musicali, a rima baciata di tredici sillabe, forse erano stati composti su un motivo musicale, perché ha tutti gli accenti giusti.
È una giaculatoria, una preghiera popolare semplice e spontanea, che veniva recitata anticamente da chiunque passasse davanti alla Chiesa dedicata alla Madonna del Carmine (detta anche del Carmelo), in Corso Manfredi.
Maria di Nazareth, madre di Dio e madre nostra, venne da secoli venerata sotto i vari titoli: Madònna Sepundüne, de Pulezéne, de Sepònde, d’a Stèlle, du Càrmene, de ‘Ngurnéte, l’Adduluréte, l’Assunte, ecc.
Ella è sempre stata molto amata dal popolo, come una mamma cui potersi confidare nei momenti tristi che purtroppo erano frequentissimi a causa delle condizioni di indigenza in cui si dibattevano quasi tutte le famiglie italiane.
Passando davanti alla chiesa a Lei dedicata, ubicata proprio sul Corso principale, questo “saluto” usciva spontaneo dal cuore della gente come gesto d’amore e di rispetto.
Così accadeva nei tempi passati. Adesso i cuori sono pieni di altri sentimenti e non hanno posto per la devozione. Purtroppo…
No comment yet, add your voice below!