Famme sté bùne a me e au marüte de megghjèreme.
Fammi star bene, a me e al marito di mia moglie.
Una simpatica “preghiera”, scherzosa, che si recita quando si sta per perdere la pazienza a causa di un interlocutore tedioso, querulo, insistente.
La filastrocca solleva dalla tensione e forse fa capire all’altro che è ora di smettere.
Questo detto ha un’infinità di varianti. Io stesso, ad esempio, da ragazzo auguravo buona salute a me, al figlio di Maste Vecjinze, e au nepöte de Cungètte ‘U Curàtele.
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