Fainèlle s.f. = Carruba
Frutto del carrubo (Ceratonia siliqua), albero sempreverde con tronco corto e largo, foglie di colore verde scuro, fiori rossi a grappolo, frutto commestibile a siliqua. Una volta essiccato il frutto diventa di colore scuro e lucido.
Le nostre nonne ponevano una carruba secca in ogni cassetto del comò allo scopo di profumare la biancheria.
Utilissima per preparare beveroni contro il raffreddore. Si facevano bollire nel pentolino pezzi di carruba, fiori di malva, di camomilla, un paio di fichi secchi come dolcificante. Il famoso decòtte.
Le carrube, spezzettate e bollite a lungo producevano uno sciroppo denso e dolcissimo chiamato vünecùtte = vincotto che usavano nella preparazione di dolci e sorbetti.
Nei lavori campestri, per dare maggior energia al cavallo che trainava l’aratro, assieme alla biada si ponevano nel sacchetto di tela con due bretelle legate alla sua testa, anche dei pezzi di carruba.
Il cavallo con la bocca immersa nel sacchetto mangiava durante le ore di lavoro. L’uomo faceva una sosta solo per bere lui e per far dissetare l’animale.
In erboristeria le carrube tritate vengono usate quale astringente contro la diarrea.
C’è da dire un ultima cosa sulle carrube. I suoi semi più grossi erano usati, perché duri e lucidi, da qualche artigiano ingegnoso per fabbricare i grani della corona rosario ad uso delle bizzoche.
In altri Comuni di Capitanata, del Barese e di Basilicata si pronuncia fascenèdde.
La materia prima per la produzione del glutammato monosodico, prodotto a Manfredonia e venduto in tutta l’Europa, era il melasso di barbabietola. Quando arrivarono i giapponesi nel 1965 io lavoravo presso l’ufficio di Roma in attesa della costruzione dello stabilimento, ed essendo l’unico indigeno di Manfredonia, ero praticamente l’ufficio informazione di questi ospiti, per gli argomenti più vari. Una volta vennero da me due chimici giapponesi e, dal loro approcciarsi, capii che avrebbero fatto una domanda ufficiale. Mi mostrarono la foto delle fainelle e chiesero dove potevano trovare le “piantagioni di questo frutto molto coltivato in provincia di Foggia”” Io, nelle mie gite sul Gargano, avevo visto solo sparuti alberi isolati o piccoli gruppi e, quindi, nel mio inglese scolastico indicai il Gargano ma non sapevo di estese piantagioni che avrebbero potuto sostituire o affiancare il melasso di barbabietola. Ma loro avevano queste informazioni.